“Vittima di un incidente stradale e pure licenziata”: arriva la legge di CONVERSIONE”, la Cassazione la salva o finiva alla Caritas

La norma è chiara. E se il datore di lavoro non la rispetta, può intervenire la Cassazione: ecco che cosa dice la legge.
C’è una vicenda che nelle scorse settimane ha suscitato un grosso clamore in tutto il mondo del lavoro italiano. L’episodio che ha visto come protagonista una donna licenziata dopo aver subito un incidente non è passato inosservato e ha riaperto un dibattito che da parecchio tempo accende molte discussioni soprattutto sul luogo di lavoro.
Oggi parliamo infatti di una questione davvero importante. Ovvero, di quella che riguarda il periodo di comporto, ovvero il limite massimo di assenze per malattie o per infortunio oltre il quale il datore di lavoro può procedere con il licenziamento.
A specificare le norme in merito è l’articolo 2110 del Codice Civile, ma se ne occupano anche i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL). Questi testi, infatti, stabiliscono la durata e le modalità di calcolo di questo periodo.
Esistono due tipologie di comporto. Il primo è il secco, ovvero quello riferito ad una singola malattia continuativa. Il secondo invece è quello per sommatoria, che include tutte le assenze per malattia in un determinato arco temporale.
Che cosa dice la legge
La questione è importante. Un dipendente che infatti rischia il licenziamento per superamento del comporto può chiedere di convertire le assenze per malattia in ferie? La Cassazione stabilisce questa opportunità. E con un’altra ordinanza, la Suprema Corte ha confermato il principio di conversione delle cause di assenza.
Questo principio consente al lavoratori di sostituire la motivazione dell’assenza. Passando in questo modo dalla malattia alle ferie. In ogni caso, la decisione finale sulla concessione delle ferie spetta al datore di lavoro, che deve valutare la richiesta in relazione alle esigenze aziendali.

Il caso del lavoratore con disabilità
Un’ulteriore tutela nei confronti del lavoratore è stata poi confermata da una sentenza della Cassazione risalente al 2023. Questa ha stabilito infatti la nullità del licenziamento per superamento del comporto nei confronti di un lavoratore con disabilità. Questo, però, se in CCNL non prevede un periodo differenziato per chi ha patologie correlate alla disabilità In caso contrario, il licenziamento sarebbe un comportamento discriminatorio.
Quindi, la Cassazione riconosce il diritto del lavoratore di richiedere la conversione delle assenze per malattia in ferie con l’obiettivo di evitare il licenziamento. Anche se la parola finale spetta sempre al datore di lavoro.