Tasse auto, via subito ai dazi, 40% sulle cinesi
Il presidente turco anticipa i tempi e impone dazi rigidissimi sulle auto che arrivano dalla Cina: cosa ci aspetta per il futuro?
Se gli Stati Uniti e l’Europa sembra indugiare sul tema, c’è un’altra nazione che ha deciso di prendere di petto la situazione. Sono diversi i paesi che negli ultimi anni hanno preso in considerazione l’ipotesi di introdurre dazi sulle importazioni di automobili cinesi con l’obiettivo di proteggere le proprie industrie automobilistiche.
Il tema della concorrenza sleale attuata dalla Cina è all’ordine del giorno. Già tempo fa la presidentessa della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen aveva parlato della possibilità di introdurre i dazi. Ora bisognerà aspettare a capire se la donna verrà rieletta dal Parlamento che si formerà in seguito alle elezioni europee dello scorso weekend. C’è poi l’America, dove sia l’attuale presidente Joe Biden che il principale rivale Donald Trump (che si sfideranno alle urne il prossimo novembre) hanno annunciato l’intenzione di imporre i dazi.
Gli Stati Uniti hanno in realtà già adottato qualche misura, mentre l’Unione Europea deciderà entro luglio. Invece, la Turchia ha già preso la sua decisione ed è a dir poco drastica.
Turchia, aumentano i dazi contro le auto cinesi
Se fino a poco tempo fa i dazi erano al 10%, l’impennata sarà epocale. Infatti, la decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan è quella di portare i dazi a una cifra del 40%: la misura entrerà in vigore dal prossimo 7 luglio. A essere colpite saranno le auto elettriche, ma anche tutti i veicoli importati dalla Cina a prescindere dal tipo di alimentazione.
Si tratta quindi di un attacco frontale diretto al governo cinesi, dato che queste misure di dazi includono anche le auto ibride, quelle a benzina e quelle e a diesel. La tariffa imposta partirà da un minimo di 7.000 dollari e segue una strategia ben precisa.
La doppia strategia di Erdogan
L’obiettivo di Erdogan è quello di incentivare non soltanto la produzione automobilistica delle case turche, ma anche di portare la produzione di auto cinesi all’interno dei territori nazionali. Infatti, sembra che il presidente stia dialogando con i vertici di case automobilistiche come BYD e Chery per produrre veicoli elettrici in Turchia, evitando così le tasse doganali.
Una doppia strategia, quella del presidente turco, che potrebbe rivelarsi vincente e andrebbe a proteggere l’industria nazionale, attraendo al tempo stesso investimenti stranieri. Funzionerà? Non resta che aspettare e vedere.