“Mi fornisca il cellulare e mostri le chat”: novità ai controlli in strada
Mi fornisca il cellulare e apra le chat: l’incredibile richiesta che, forse, qualcuno o più di qualcuno in strada, oltre a non aver mai subito o sentito, non crederebbero neppure che sia possibile o immaginabile.
E invece, a quanto pare, è ciò che le pattuglie, ai posto di blocco, potrebbero chiederci, e facendo leva ad un preciso aspetto normativo che è indicato nel Codice della Strada nero su bianco.
Possiamo anche stentare a crederci, ma se un agente delle forze dell’ordine, dopo averci fermato, ci dovesse chiedere di fargli vedere il cellulare e le nostre chat, potrebbe non prefigurarsi come un abuso.
Anzi, potrebbe essere visto come un reato, da parte nostra: quello di non ottemperare ad una richiesta precisa da parte delle forse dell’ordine, e come tale punito con severità dalle leggi.
Con quanta severità? Oltre tremila euro, anzi, quasi tremila e cinquecento se è per questo: a tanto potrebbe spingersi la multa se dovesse essere constatata l’irregolarità che gli agenti sospettano.
Mi dia il cellulare e mi mostri le chat, altrimenti la multo
Di quale stiamo parlando? E come è possibile che sia legale che un agente possa requisire il nostro cellulare e leggere le nostre conversazioni? Che fine ha fatto la privacy? Attenzione perché su questo tema, che è oltremodo scivoloso, il confine tra lecito e lecito, diritto e dovere è molto sottile, labile, quasi aeriforme. Chi ha ragione e chi ha torto, rispetto a questa vicenda?
L’eventuale poliziotto che chiedere di leggere le chat o il cittadino che si rifiuta, ritenendola una violenza e una invasione della privacy? Partiamo da un dato di fatto: i poliziotti potrebbero farci questa anomala richiesta non perché morsi dalla tarantola della curiosità e del pettegolezzo, o per vedere le nostre foto e i nostri discorsi privati. Ma per prevenire una nota infrazione.
Autovelox e chat, ecco cosa viene fuori
Di recente sono emersi dei casi di chat di messaggistica diretta tra persone che si segnalano i posti di blocco presenti, i dispositivi autovelox, i semafori t-Red ed altre situazioni a rischio multa, come le ZTL: secondo alcuni, queste chat violerebbero l’articolo 45 del Codice della Strada che prevede che non si possa comunicare illecitamente la localizzazione di dispositivi di controllo, autovelox o posti di blocco segnalandoli privatamente.
Di contro però, la legge e i giudici tutelano in modo rigoroso la privacy e i dati sensibili delle persone, asserendo inoltre che la chat è privata e non disturba il lavoro della polizia né intralcia i controlli contro i furbetti, ma è al contrario un diritto inviolabile. Il rischio però è che si vada oltre il labile confine, rischiando multa fra le 825 e le 3.305 euro.