Posto di blocco, hai il diritto di tacere: non sei costretto a dirlo, e non possono multarti
Questo è il periodo dell’anno nel quale sulle nostre strade, per ovvie ragioni, aumentano in modo vistoso i cosiddetti posti di blocco o di controllo: postazioni mobili o meno, per monitorare le auto.
Si tratta, ovviamente, di controlli a tappeto oppure casuali che le forze dell’ordine, tramite la presenza di pattuglie, fanno nel territorio di norma prediligendo dei punti strategici delle città.
Spesso avviene nelle cosiddette zone della movida, o in aree e quadranti che statisticamente sono a rischio, o in arterie ad altra percorrenza in termini di velocità o in zone popolose e affollate.
Nei periodi di aumento di flusso viario, poi, come succede durante le feste natalizie, i posti di blocco o di controllo si intensificano perché, statisticamente, non sono solo di più le auto, ma anche le infrazioni.
I cittadini, che sia Natale o Capodanno, riempiono le strade viaggiando, andando in giro per shopping o per visitare i centri turistici, e anche per far serata: da qui si intuisce la pericolosità.
Posti di blocco, ecco cosa possono o non possono fare
Le autorità devono fare in modo di prevenire quegli eccessi di comportamento o azioni che possono ledere non solo i diritti della comunità, ma anche le leggi previste dal Codice della Strada. Per cui? Nel fermare le auto, le pattuglie degli agenti di polizia sono tenuti a fare qualunque tipo di controllo: in relazione ai documenti necessari da tenere sempre a bordo, o sullo stato di salute del mezzo.
Ad esempio, però, possono e debbono controllare, in caso di dubbio, anche il tasso alcolemico dei guidatori, se tutte le persone a bordo hanno le cinture o i corretti dispositivi di trattenuta. E ancora, possono aprire il bagagliaiao e controllare cosa portiamo, ispezionare il veicolo e soprattutto chiedere i nostri documenti e procedere ad un riconoscimento di tutte le identità.
Posti di blocco e auto: non possono chiederti questo
E noi, su questo, non ci possiamo sottrarre: le autorità hanno il dovere di riconoscerci e se ci opponessimo possono anche trascinarci in Questura o in Caserma. C’è una cosa però, che non possono fare. Una domanda che non hanno il diritto né il dovere di porci: e che, se posta, ci permette, a noi guidatori o passeggeri a bordo, di godere della cosiddetta ‘facoltà di non rispondere’. Ovvero?
Si tratta della domanda tipica: “dove siete diretti?“. Ebbene, nessuno può porcerla, perché sarebbe una violazione della privacy. E noi abbiamo il diritto di tacere e nessuno può multarci. Ovvio, non devono esserci sospetti di reati, però. Nel qual caso, come minimo le autorità hanno il potere di ‘impedirci’ di raggiungerla, quella destinazione: trattenendoci per ispezione.