Bollo auto, pignoramento di stipendio e pensione se non paghi I È la fine, ti tolgono tutto, automobilisti sul lastrico
Il possesso di un veicolo implica essere sempre in regola con le tasse e i pagamenti. Un documento in particolare può farti rischiare grosso.
Il bollo auto è una tassa che varia da Paese a Paese e spesso anche all’interno dello stesso Paese, in base a diversi fattori, come le caratteristiche del veicolo, ad esempio potenza del motore, cilindrata, tipologia di carburante e classe ambientale.
Un altro fattore può essere l’età del veicolo: in molti Paesi i veicoli più vecchi potrebbero essere soggetti a tariffe più basse o a esenzioni. Inoltre, il costo può variare da regione a regione a seconda delle politiche fiscali locali. Il pagamento del bollo è obbligatorio e, nella maggior parte dei Paesi, è necessario esibire la ricevuta di pagamento durante i controlli stradali come prova del regolare adempimento dell’imposta.
In Italia, qualora non si procedesse al pagamento del bollo auto, si potrebbe rischiare di incorrere nel pignoramento dello stipendio, oppure del conto corrente. Questa imposta, spesso contestata dagli italiani insieme al canone Rai, è stata oggetto di discussioni politiche riguardo alla sua abolizione, con particolare attenzione al Superbollo per i veicoli di grossa cilindrata introdotto durante il governo tecnico Monti. Nonostante le promesse di abolizione, non sono state attuate azioni concrete in questo senso.
Da qualche tempo le cose sono leggermente cambiate
Attualmente, la mancata ottemperanza al pagamento del bollo può portare a serie conseguenze finanziarie. Dal 1° luglio 2017, un cambiamento normativo ha reso possibile il pignoramento per chi non adempie ai pagamenti delle tasse auto o delle multe entro i termini previsti dalla legge. Le regioni emettono richieste di pagamento e, in caso di inadempienza, l’importo viene iscritto a ruolo, con l’Agenzia delle Entrate Riscossione che emette una cartella di pagamento.
Da quel momento, le banche dati consentono il monitoraggio dei conti bancari dei morosi, cittadini e imprese, permettendo il prelievo delle somme dovute relative a debiti fiscali come contributi INPS, cartelle esattoriali, bollo e multe. È fondamentale prestare attenzione alle scadenze: l’Agenzia delle Entrate Riscossione può riscuotere l’importo solo dopo una procedura che inizia con avvisi e solleciti di pagamento. Il contribuente ha 60 giorni per regolarizzare la situazione pagando immediatamente, dilazionando il pagamento o presentando ricorso.
Come funziona il pignoramento?
Superato il termine dei 60 giorni senza pagamento, l’Agenzia può attivare il recupero delle somme. Questo può includere il pignoramento del conto corrente per importi superiori a €1.345 se il debitore riceve redditi da lavoro dipendente; il pignoramento della pensione fino al 20%, ma garantendo un “minimo vitale”. Oppure il pignoramento dello stipendio, per cui la percentuale varia a seconda dell’ammontare dello stipendio, con quote prelevate proporzionalmente.
Queste misure sono previste per coloro che non adempiono al pagamento del bollo auto e accumulano debiti con l’Agenzia delle Entrate. È cruciale essere consapevoli di tali rischi e adempiere ai pagamenti per evitare tali conseguenze finanziarie e legali.