Caro benzina e nuovi obblighi per i gestori: cosa nasconde il Governo dietro questa mossa? | Ecco perché non è la soluzione
Si fa un gran parlare del provvedimento del ‘doppio prezzo’, ma a quali benefici porterà realmente? Sembra più una mossa del Governo per evitare di incassare meno soldi spingendo i benzinai ad alzare i prezzi
Dal 1° agosto è scattato per tutti i benzinai l’obbligo di mostrare il doppio prezzo, quello medio nazionale concordato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e quello applicato alla pompa. Non so quanti di noi ci stanno facendo attenzione, ma non sembra che questa trovata abbia sortito grandi effetti al momento.
Per di più quello che invece si nota è che, non essendo stato specificato in modo chiaro dove si debba esporre questo fantomatico cartello del doppio prezzo, molti distributori lo stiano in qualche modo ‘imboscando’ in modo da risultare adempienti alla nuova legge, ma senza dare troppo nell’occhio.
‘Un vedo ma non vedo’ che si gioca tutto sui punti poco chiari di questo provvedimento che sa più di braccio di ferro tra Governo e compagnie petrolifere che di misura per venire incontro alle esigenze dei consumatori. I quali come sempre saranno quelli che ci andranno più di mezzo.
L’Antitrust aveva avvertito: i prezzi medi saranno più alti del normale
I gestori hanno reagito a questo provvedimento come in una partita a scacchi. A una mossa ardita ne hanno giocata un’altra, altrettanto azzardata. Hanno infatti deciso di innalzare prepotentemente i prezzi del carburante proprio pochi giorni prima dell’entrata in vigore della nuova legge, cosa che – aveva avvertito l’Antitrust – sarebbe quasi sicuramente successo. L’Autorità per la legislazione antimonopolistica ha sottolineato infatti come la presenza di un cartello, avrebbe spinto gli esercenti a gonfiare i prezzi al rialzo, motivo per cui in una nota si era detta sfavorevole a questo decreto.
In effetti era prevedibile, e così è stato. Ma vediamo più nel dettaglio perché questo provvedimento potrebbe essere inutile e anche dannoso sia per i consumatori sia per alcuni benzinai che hanno sempre fatto il loro lavoro onestamente. Il prezzo medio del carburante è calcolato in base ai dati forniti dai gestori degli impianti di distribuzione carburanti al Ministero dello Sviluppo Economico ogni giorno. Questo prezzo dovrebbe secondo la legge essere esposto dagli esercenti in modo chiaro, seguendo un ordine specifico: gasolio, benzina, GPL e metano, con i prezzi indicati in euro per litro o euro per chilogrammo per il metano.
Da cosa dipende la politica del prezzo
Ora, questa tanto discussa ‘variazione dei prezzi’ che troviamo in giro dipende da molteplici fattori. Ipotizzando di non fare di tutta l’erba un fascio, e quindi di escludere le mosse di alcuni furbetti, le variazioni di prezzo dipendono da variabili come i costi operativi, la prossimità a infrastrutture logistiche e la politica commerciale degli esercenti. Il Mimit però non tiene conto di queste variabili quando calcola il prezzo medio, cosa che potrebbe confondere i consumatori, spingendoli a pensare che i distributori siano gli unici colpevoli dei prezzi elevati.
Questo provvedimento del doppio prezzo si rivela inoltre inefficace sul fronte più pratico del freno al caro benzina. Federconsumatori ha effettuato uno studio su 100 distributori di benzina a Modena, scoprendo che 40 di questi vendono la benzina a un prezzo più basso rispetto alla media indicata, 59 la vendono a un prezzo più alto e uno alla stessa media esposta. Peccato che la differenza tra i prezzi più alti e più bassi è risibile, oscillando tra +0,05 e -0,05 centesimi rispetto al prezzo indicato. Ciò significherebbe che le differenze di prezzo sono minime, tanto che i prezzi della benzina tendono a essere praticamente identici tra i diversi distributori. La soluzione per ridurre i prezzi potrebbe essere una revisione delle accise, ma la manovra del prezzo medio sembra più di carattere demagogico e potrebbe rappresentare solo un palliativo senza benefici concreti per i consumatori.