Euro 7, già investiti decine di miliardi | C’è un altro modo per inquinare meno senza spendere una follia
Non solo Euro 7 per inquinare meno. Si potrebbero escogitare nuove soluzioni senza colpire l’industria, ecco quali
Continua lo scontro nell’industria automobilistica tra i costruttori europei e gli euro-decisori di Bruxelles sullo standard Euro 7. Nel 2035 infatti scatterà come sappiamo la sospensione della produzione di auto a motore termico e si prevede un periodo piuttosto turbolento di riposizionamenti forzosi sul mercato dell’auto.
Per allora la maggior parte delle case automobilistiche dovrebbe aver già compiuto la transizione verde ed essere passate tutte (o quasi) ai motori elettrici rivoluzionando per intero le proprie gamme.
Un salto quantico che fa paura all’industria europea, soprattutto ai dominatori tedeschi (ma anche alle case italiane) per il timore di perdere competitività insieme ad enormi margini di guadagno.
Due grossi problemi
I guai riguardano le difficoltà e gli sforzi finanziari legati allo sviluppo dei nuovi motori a basse emissioni. Non si tratta di pochi quattrini, ma di un giro d’affari che vale miliardi di investimenti e su cui si ha peraltro poca certezza di ritorni finanziari adeguati agli sforzi profusi, dal momento che si affacciano al contempo due grossi problemi.
Il primo è che le auto fabbricate con i motori endotermici di nuova generazione (Euro7) che saranno imposti dal 2025, avranno un costo talmente superiore al normale che il pubblico farà fatica a permettersele. Il secondo, forse ancora più grave, è che tutti questi costi di sviluppo per sostenere la ricerca sui motori Euro 7 potrebbero andare in fumo se nel frattempo i costi delle elettriche diventassero più accessibili e gli automobilisti iniziassero a investire sulla tecnologia del futuro e non sulla vecchia.
De Meo: troppi soldi già investiti, impossibile tornare indietro
Sarebbe un bello smacco. Motivo per cui è già tanto se da Bruxelles è arrivata una proroga che permetterebbe in sostanza ancora per qualche tempo di utilizzare e costruire i motori termici purché vengano usati con alimentazioni alternative a basse emissioni come gli e-fuel. Una soluzione che permetterebbe un graduale passaggio verso l’elettrico evitando in sostanza uno shock industriale causato dai “vincoli irrealistici” posti dall’Europa. A difendere i costruttori Luca de Meo, CEO di Renault e presidente di Acea, che chiede a Bruxelles una revisione delle normative sull’Euro 7 per il settore.
Il presidente di Acea sottolinea che i limiti attuali sono impossibili da raggiungere entro il 2025 e che l’Euro 6 fino ad allora sia ancora valido. Mette l’accento poi sugli altri punti su cui è necessario porre l’attenzione, come all’inquinamento che proviene da freni e pneumatici, che se migliorato, impatterebbe meno su quello generato a livello globale dalle auto. Circa l’obiettivo del 2035 per lo stop alle vendite di diesel e benzina, dice che ormai il ‘dado è tratto’, si può solo andare avanti, dal momento che il business ha già investito ingenti risorse in questa direzione. La sua richiesta è quella di uno slittamento dell’obiettivo al 2040 per favorire la crescita del mercato delle elettriche, auspicando un riconoscimento della neutralità tecnologica da parte dell’Unione Europea per permettere una transizione verde più fluida, e in qualche modo più equa.