Consiglio UE: obbligo di colonnine ogni 60 km | La risposta dell’Italia sorprende tutti
La decisione rappresenta un impegno concreto per affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici e alla dipendenza dai combustibili fossili
Un’Europa con più colonnine di ricarica non solo è possibile, ma sarà necessaria con l’aumento dei veicoli elettrici a cui assisteremo in questi anni. Lo spauracchio più grande dei proprietari di BEV allora dovrebbe passare.
Rimanere a secco di elettroni sembra infatti più che una paura infondata, dal momento che se volessimo andare ad esempio a esplorare qualche zona piuttosto remota – come potremmo trovarci a fare quest’estate – non possiamo mica portarci dietro una tanica di elettricità.
E poi ci si aspetta che con l’avvento delle nuove smart grid, le tecnologie di rete elettrica di ultima generazione, la questione dei tempi di ricarica vada anch’essa a migliorare, dato che, a parte in vacanza, nessuno ha più tempo per ricaricare il suo veicolo con le lungaggini di oggi. La pazienza è già finita.
Sale l’ansia da ricarica
Sono in effetti questi i due fattori principali che al momento spaventano di più gli automobilisti. La loro riluttanza all’acquisto di un veicolo elettrico si riduce a questo, il che non è un aspetto da prendere alla leggera solo “perché tanto il futuro va in quella direzione”. Da diversi studi emergono dati piuttosto contrastanti sul fenomeno delle auto elettriche in tutto il mondo. In mercati un po’ più conservatori, come l’Italia (ferma al 4%) e gli Stati Uniti, le vendite sono in costante crescita e l’accettazione sociale sembra migliorare di giorno in giorno.
Ma ci sono anche casi in cui paesi che si erano dimostrati molto più avanti rispetto ad altri nella diffusione delle auto elettriche, stanno facendo passi indietro importanti. Dai sondaggi emerge infatti che la metà dei proprietari non ricomprerebbe un’auto elettrica. Eclatante il caso dell’Olanda, che da primatista assoluta, sta vivendo un’ondata di malcontento diffuso, originato da quella che hanno chiamato ‘ansia da ricarica’. Il tema è che bisogna cercare di fare in fretta a risolvere queste preoccupazioni, per non trovarsi poi nel 2035 a fare i conti con un diffuso rifiuto dell’elettrico, dopo vari anni di utilizzo.
Una nuova rete europea per i carburanti alternativi
A questo ci stanno pensando gli euro-decisori di Bruxelles, che – come riporta l’Ansa- hanno dato il via libera definitivo all’adeguamento infrastrutturale per supportare la rivoluzione dei carburanti alternativi. Dopo l’approvazione iniziale del pacchetto che prevedeva l’installazione di colonnine di ricarica ogni 60 km, durante il Consiglio UE Agricoltura è stata approvata la misura per adeguare i corridoi europei della rete TEN-T, che mira a creare uno spazio unico europeo dei trasporti basato su un’unica rete transeuropea completa. In questa delibera, a sorpresa l’Italia si è astenuta, insieme alla Lettonia, mentre Polonia e Romania si sono opposte.
La misura prevede l’installazione di stazioni di ricarica ogni 60 km, con una potenza minima di 350 kW per le autostrade. Per la rete stradale più capillare, invece, la distanza tra le stazioni sarà di 100 km. Il pacchetto sarà operativo ad agosto e le norme dovranno essere rispettate a partire da gennaio 2025, con l’obiettivo di completare l’adeguamento entro il 2030. Toccato anche il tema idrogeno, il quale sarà fornito per i veicoli in stazioni distanti non più di 200 km l’una dall’altra nella rete TEN-T. I lavori per l’adeguamento inizieranno nel 2030. L’adeguamento infrastrutturale che tanti desideravano è sulla carta una realtà, un passo importante verso l’integrazione dei veicoli elettrici e altre tecnologie sostenibili nei trasporti europei. Sebbene sia difficile prevedere l’impatto esatto sul fabbisogno energetico – ma in questo ci aiuterà l’IA – si spera che l’adeguamento favorirà una maggiore adozione di veicoli a emissioni zero e contribuirà a ridurre l’inquinamento atmosferico.