Euro 7, nuova revisione delle norme: “Costi enormi” | Terremoto in arrivo
Le proteste contro l’adeguamento allo standard Euro 7 continuano. Il rischio è paralizzare l’industria europea facendo un bel regalo a quella cinese e americana
Si fa presto a pretendere di inquinare meno, ostinandosi a rimanere vincolati a un vecchio modo di ideare la propulsione del futuro. In realtà, per superare la barriera delle emissioni non vale più la pena continuare a produrre inquinanti. Punto.
Bisognerebbe cambiare del tutto marcia e iniziare a pensare che la tecnologia del passato ha i suoi limiti in termini di sostenibilità ambientale. Limiti che, per quanto ci sforziamo di spostare sempre un po’ più in là, ci bloccano dentro a un vecchio schema.
Quello cioè dello standard Euro. Per quanto abbiamo a cuore il vecchio modello di mobilità, basato su motorizzazioni a benzina o diesel, siamo arrivati a un punto di non ritorno. Abbiamo voluto stabilire soglie sempre più basse di inquinanti, bene. Allora è tempo forse di sbarazzarsi del tutto di alcuni tipi di carburanti, piuttosto che imporre di continuare a inquinare sempre meno con carburanti ad altissimo impatto ambientale.
Una tecnologia nata vecchia, per giunta costosissima
Dipende tutto dalla angolazione da cui si vuole vedere e affrontare il problema delle emissioni. Continuare a utilizzare benzina o diesel, scervellandosi in soluzioni tecnologicamente in grado di abbattere il più possibile le emissioni, o passare del tutto ad altre alimentazioni più pulite, semplificando di gran lunga il lavoro di chi deve cercare di far quadrare un cerchio impossibile da deformare.
Direi che delle due forse è più opportuno percorrere la prima strada. Anche perché, nel secondo caso, non solo si tratta di complicarsi inutilmente la vita con soluzioni vecchie a un problema altrettanto vecchio, ma si rischia di dover impiegare tempo e una montagna di denaro per qualcosa di cui si è già deciso per lo stop: il 2035 infatti segnerà la fine della motorizzazione termica. Perché produrre dunque costosissimi Euro 7 se tra poco più di 10 anni non produrremo più nemmeno motori a combustione interna?
Il fronte proteste non si placa
La fine non è poi così lontana. Nel frattempo però i “vincoli irrealistici” – per dirla con Luca de Meo, CEO di Renault – imposti da Bruxelles, rischiano di bloccare l’industria europea sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello economico. Le nuove auto Euro 7 infatti costeranno ancor di più di oggi, rischiando che nel frattempo gli automobilisti decidano di optare direttamente per il motore elettrico tagliando la testa al toro. Si parla di qualcosa come circa un miliardo di euro, da investire in una tecnologia in scadenza, proprio come uno yogurt.
Le proteste sono scattate già in tutta Europa, ma la più acerrima nemica degli Euro 7 continua a essere la Germania, dove ci sono stati fortissimi segnali di malcontento contro le decisioni prese a Bruxelles. Traton, la filiale di Volkswagen con sede a Monaco, che comprende marchi come M.a.n, Scania, Navistar e Volkswagen Caminhões & Ônibus, ha lanciato l’allarme riguardo i costi aggiuntivi di miliardi di euro collegati allo standard Euro 7. Il CEO di Traton, Christian Levin, e il CFO Annette Danielski, hanno espresso gravissime preoccupazioni per gli oneri finanziari enormi. I quali ovviamente si riverserebbero poi sui consumatori. L’industria automobilistica e dei trasporti sta facendo pressioni contro i nuovi standard anche con il benestare del governo di Berlino. Il paradosso infatti è che le norme Euro 7 potrebbero colpire anche i veicoli considerati ecologici a causa delle restrizioni relative al particolato e ad altre limitazioni. Con molta probabilità l’Unione Europea dovrà rinegoziare il progetto per giungere a un consenso generale più accettabile da parte di tutti gli stati membri, Italia compresa.