Un rivoluzionario aereo a idrogeno cambierà per sempre l’aviazione commerciale dopo il 2030, volerà a oltre 6.000 km/h
A oltre vent’anni dall’addio al progetto Concorde, ritenuto un aereo troppo poco sicuro per viaggiare a più di 2.000 km/h, nonché dotato di turboreattori molto rumorosi, si affaccia una novità del tutto inedita nel settore dell’aviazione.
Con la prospettiva futura di utilizzare anche per gli aerei di linea altri generi di combustibili, come carburanti sintetici o direttamente l’idrogeno liquefatto, le opportunità di esplorare nuovi confini della tecnologia si moltiplicano.
Sull’idrogeno il settore aeronautico sta puntando come vettore energetico più proficuo per il futuro. Tutti i trasporti pesanti a dire il vero stanno guardando a questa tecnologia come a una delle più performanti e promettenti per sostituire i derivati del petrolio.
Alcuni progetti sono già realtà e le sperimentazioni sono avviate da tempo. Pensiamo alle navi alimentate ad ammoniaca (che presenta una struttura chimica del tutto simile all’idrogeno) o ai treni Alstom ordinati da Trenord, dove l’idrogeno si trasforma in elettricità. Insomma di progetti ne stanno nascendo un po’ dappertutto, grazie anche al contributo di vari centri di ricerca. Qualcuno avrà sviluppi futuri, qualcun altro sarà inevitabilmente destinato a fallire.
Si tratta infatti di superare ancora qualche criticità tecnica e la grande barriera dei costi proibitivi, ma l’idrogeno piace molto, per almeno due motivi. Prodotto da fonti rinnovabili, è al 100% sostenibile, la sua combustione emette soltanto qualche goccia di acqua. In secondo luogo ha una densità energetica almeno tre volte superiore a quella del petrolio: è cioè molto più efficiente. Ha però un grosso problema, occupa tre o quattro volte il volume degli altri combustibili a parità di quantità energetica prodotta, il che rende ovviamente più arduo il suo utilizzo in condizioni di sicurezza. Ossia è difficile trasportarlo e, qualora lo si volesse comprimere rendendolo liquido, bisognerebbe raffreddarlo a 253 gradi sottozero e mantenerlo a quella temperatura.
Al di là di queste barriere tecniche, destinate prima o poi a cadere, grazie all’idrogeno ci aspettano una serie di innovazioni nell’ambito dei trasporti che difficilmente potranno essere paragonate a qualcosa di già visto. Una di queste è l’aereo ipersonico Destinus, progettato dall’omonima start-up fondata nel 2021 da Mikhaïl Kokorich, un fisico di origine siberiana, che ha dovuto lasciare il suo paese per essersi opposto alle posizioni belligeranti di Vladimir Putin. Il sogno di questo scienziato è di rivoluzionare il trasporto aereo offrendo voli ipersonici (Mach 5 o più di 6.000 km/ora) a lunghissimo raggio, su aerei alimentati da motori a idrogeno, e per di più a prezzi accessibili. La tecnologia che sta mettendo a punto potrebbe essere usata anche in ambito difensivo su droni militari in grado di intercettare missili ipersonici.
La sfida è immensa. Ma prima di poter dare il via concretamente al progetto serve la certificazione da parte delle agenzie di sicurezza aerea europee e americane, nonché la qualificazione delle versioni militari da parte delle direzioni generali degli armamenti dei Paesi europei. Se tutto va bene si inizierà con due velivoli passeggeri. Un aereo da 25-30 posti progettato per le rotte transatlantiche, una specie di “mini-Concorde”, già operativo dal 2031. A questo piccolo aereo se ne affiancherà un altro da 400 posti, ma non prima del 2037. Per quella data si prevede già di poter effettuare voli passeggeri da Parigi a New York o da Parigi a Sydney, rispettivamente in un’ora e mezza o tre ore.