Superbollo, grande notizia per le auto diesel | Abolizione sempre più vicina
Questa sorta di super tassa ha fatto molto parlare di sé da più di dieci anni a questa parte. Ma qualcosa sta cambiando
Il superbollo è un altro di quei fenomeni “made in Italy” che difficilmente vedremo replicati all’estero. I tempi della sua introduzione risalgono addirittura a uno dei momenti più bui del centro destra italiano, quando fu approvato quel comma 21 dell’articolo 23 del decreto legge del 6 luglio 2011, facente parte della prima manovra varata nell’estate del 2011 dall’allora Governo Berlusconi.
La cosa fece molto rumore nei tempi appena successivi alla caduta del Governo, quando l’Italia fu costretta a risanare una situazione politica degenerata mettendo a capo dell’Esecutivo i famosi “tecnici”. Uno di questi era Mario Monti, al quale piacque quell’idea del superbollo tanto da inasprire la tassazione attraverso la sua manovra economica del 2011 con il celeberrimo Decreto “Salva Italia”.
Negli anni a venire qualche politico sembrava già fare dietrofront e durante una discussione sulla Legge di stabilità nel 2013, un gruppo di senatori di FI-Pdl aveva già proposto di cancellare questa sovrattassa applicata alle auto oltre i 185 kW. Tuttavia, l’idea di abolire questa addizionale erariale invece non piaceva al centro sinistra che in quel momento governava con Letta, e la mozione per scartare il superbollo non ebbe molto successo. Ricordiamo come Stefano Fassina, allora viceministro dell’Economia, si oppose in modo risoluto al tentativo di alcuni senatori di abolire quel comma 21 dell’articolo 23.
Abolizione vicina
E così eccoci arrivati al 2023. Dopo più di un decennio nessuno ha fatto ancora due calcoli sull’effettiva convenienza dell’entrata erariale che lo stato si è assicurato con l’applicazione del superbollo. Per una ragione semplice. Perché questa misura ha portato più che altro a disincentivare l’acquisto di auto di alta cilindrata in Italia – non per forza di alta gamma. Auto che avrebbero a loro volta pagato il loro bollo e le loro accise sul carburante. Invece, da allora, possedere un 3.0 litri turbo ad esempio, è quasi sinonimo di evasione fiscale.
Scherzi a parte, forse è la volta buona. La commissione Finanze della Camera ha infatti dato il via libera a un emendamento che permetterà di valutare la possibilità di superare gradualmente il superbollo sulle auto diesel di grossa cilindrata senza oneri aggiuntivi per il bilancio pubblico. Secondo l’associazione delle autocarrozzerie italiane, Federcarrozzieri, il superbollo ha pesato sulle tasche degli automobilisti italiani con costi di circa 1,2 miliardi di euro. È giunta l’ora di abolirlo gradualmente.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi
Come molti di noi sapranno, il superbollo prevede un pagamento di 20 euro per ogni kW di potenza dell’auto superiore ai 185 kW. L’unica attenuante che possiamo concedere a Monti è che introdusse una sua graduale riduzione nel tempo. Il superbollo attualmente si riduce a 12 euro/ kW dopo 5 anni dall’immatricolazione, a 6 euro dopo 10 anni, a 3 euro dopo 15 anni e viene abolito del tutto dopo i 20 anni. L’abolizione del superbollo è vista positivamente da Federcarrozzieri, che sostiene che la tassa abbia causato distorsioni nel mercato automobilistico italiano.
E non solo, ma lo abbia del tutto danneggiato. Pensiamo al fenomeno esploso all’indomani dell’introduzione del superbollo sui falsi leasing di auto di alta gamma acquistate e immatricolate all’estero che scorrazzavano liberamente sulle nostre strade senza pagare in Italia alcun tipo di tassazione. La cosa era talmente sfuggita di mano che fu necessario approvare diverse misure per stringere il cerchio sulle vetture con targa estera: come se tutti quelli che circolano in Italia con un veicolo straniero fossero evasori. Magari sono residenti italiani all’estero, dove hanno una casa, lavoro e pagano le tasse. Nella sua denuncia Federcarrozzieri evidenzia inoltre che il superbollo non si applica alle auto ibride o elettriche, creando ulteriori disuguaglianze tra gli automobilisti.