Con questo trucco ti portano via l’auto in questione di secondi | Le nuove vulnerabilità della tecnologia di oggi
Le tecniche messe in pratica dai ladri d’auto fanno leva sulle tecnologie dell’era digitale. Rubare un veicolo non è mai stato così facile
I furti d’auto evolvono di pari passo con le tecnologie che utilizzano i costruttori per rendere i veicoli più moderni e sicuri, quantomeno per strada. Oggi, dopo il dilagare dei furti di marmitte catalitiche, nel mirino dei ladri sono finite le batterie delle macchine elettriche e delle ibride.
Federcarrozzieri ha recentemente lanciato l’allarme, segnalando un vero e proprio boom di furti su scala nazionale nei primi mesi del 2023. Sebbene i casi di questo tipo siano ancora limitati e non destano ancora grande preoccupazione, i proprietari di vetture elettriche e ibride sono comunque in stato di allerta.
Il furto di questi componenti è architettato da vere e proprie bande di professionisti, poiché non si tratta certo di operazioni semplici da mettere a segno. In primis è necessario rubare il veicolo, così da poter smontare le parti di grande valore in un luogo appartato.
Componenti che valgono quasi come l’auto intera
Il lavoro è lungo e darebbe molto nell’occhio qualora fosse fatto per strada. Infatti per raggiungere le batterie di un veicolo elettrico, in alcuni casi è necessario mettere sottosopra l’intera macchina, il che significa spesso smontare telaio e sedili. Si tratta di interventi che richiedono un certo livello di preparazione e sofisticate tecniche di furto, per cui si necessitano conoscenze specifiche.
Le parti rubate hanno un valore sul mercato nero che oscilla tra i 5.000 euro per le vetture di piccole dimensioni fino ai 10.000 euro per i SUV e le auto elettriche di lusso. Questo fenomeno rappresenta una nuova sfida sia per i costruttori, obbligati a scovare prima dei ladri le vulnerabilità dei loro veicoli, sia per gli automobilisti, che ora devono difendersi dalle incursioni nel cuore tecnologico dei loro veicoli.
Come hackerare un veicolo smontando un faro
È proprio questo il vero “tallone d’Achille” delle macchine moderne. Più avanza l’elettronica e la complessità dei sistemi di gestione intelligente dell’auto, e più aumentano di pari passo le vulnerabilità. Qualcosa sfugge sempre al controllo dei costruttori, ma non a quello dei ladri, che sanno meglio di chiunque altro individuare i metodi migliori per ottenere la massima resa con la minima spesa. Uno di questi sistemi è quello di introdursi attraverso il cablaggio dei fari nel network del CAN bus, una mega centralina su cui convergono varie unità di controllo elettronico dell’auto.
Attraverso l’iniezione di un codice malevolo in questo sistema è possibile per i ladri riprodurre il segnale della chiave elettronica e consentire l’accensione del veicolo. La chiave wireless di solito è di per sé una difesa dagli attacchi di qualunque hacker. Il suo funzionamento è semplice: questa si mette in dialogo con un’unità di controllo del motore che in sostanza le chiede: “Sei proprio tu la vera chiave?”. Ma in questo caso il ladro non ha nemmeno bisogno di una “chiave duplicata”. Introduce il suo dispositivo di hacking attraverso i fari o il Bluetooth e provvede a una vera e propria connessione con il veicolo. Al CAN bus arrivano dei messaggi che sembrano provenire dalle chiavi wireless, ma provengono invece dal punto in cui il ladro si è introdotto nel sistema e l’auto non solo si apre, ma si mette anche in moto. Questo sistema è molto in voga nel Regno Unito, dove questi dispositivi di hacking si trovano a un prezzo compreso tra i 2.000 e i 17.000 euro.