Venduti 400.000 veicoli con motore difettoso | Costruttore finisce in tribunale, è accusato di frode
Sul piede di guerra i consumatori: si aspettavano che il loro veicolo fosse richiamato per chiudere la vicenda senza intoppi, e invece…
I processi industriali sono di solito messi a punto per garantire standard produttivi di alta qualità. Nello specifico ogni linea di produzione del settore automotive è sottoposta a regolari controlli sui pezzi e sulla loro conformità con l’obiettivo di installare sulle auto componenti non difettosi.
Questi processi di controllo qualità sono una consuetudine, proprio perché si sa, anche i macchinari e le procedure automatizzate svolte da robot a volte sbagliano. Nella catena produttiva però non tutto fila sempre liscio, e qualche pezzo non conforme a volte sfugge al controllo.
Ciò spiega come mai non sono poi così rari i casi di richiamo da parte delle case automobilistiche. La posta in gioco è altissima. La vita delle persone o qualche smacco nella reputazione? D’altronde sbagliare capita a tutti, soprattutto negli assemblaggi dell’industria automobilistica moderna, dove la competizione è spintissima.
Quando non tutto procede come dovrebbe: i richiami
Ha fatto molto scalpore il recente richiamo in massa di un milione di veicoli Tesla avvenuto in Cina lo scorso mese per un problema al pedale dell’acceleratore. Come per ogni altro richiamo, l’azienda ha dovuto contattare uno ad uno i proprietari e fissare un’agenda di controlli ed eventuali sostituzioni del componente difettoso.
Questo dovrebbe essere il corretto procedimento per ovviare a un problema causato ai propri clienti. Ma ci sono volte che le cose non vanno proprio così, e il costruttore tiene all’oscuro dei difetti di cui è perfettamente consapevole. Magari si tratta di malfunzionamenti o anomalie che hanno poco a che vedere con la sicurezza e chissà, forse per questo, alcuni pensano di farla franca. Ma la verità prima o poi viene a galla.
Lo scandalo dei motori difettosi: Renault sul banco degli imputati
La vicenda è saltata alla luce dopo che un gruppo di consumatori ha presentato una denuncia contro Renault presso il tribunale di Nanterre. Sotto accusa i motori a benzina 1.2 TCe e DIG-T prodotti tra il 2012 e il 2016, e installati su circa 400.000 veicoli di ogni marca e modello venduti in tutta Europa. Nella causa intentata contro il colosso francese i proprietari delle vetture soggette ad avaria si lamentavano del fatto che i motori avessero un consumo eccessivo di olio, e che presentassero rischi insoliti di guastarsi solo dopo i primi 40.000 o 60.000 chilometri percorsi.
La denuncia degli automobilisti accusa Renault di frode, comprese “pratiche commerciali scorrette” e di “pericolo per la sicurezza”. La decisione di impugnare la causa è stata presa dopo mille negoziazioni fallite tra la casa francese e i consumatori. Ora spetta ai pubblici ministeri decidere se aprire un’indagine formale o meno. Per attutire l’impatto mediatico della vicenda Renault e Nissan hanno dichiarato di offrire supporto tecnico ed economico ai clienti coinvolti, anche se di fatto nessun richiamo è stato mai annunciato. L’esito dell’azione legale dipenderà dalle decisioni dei pubblici ministeri e dagli sviluppi futuri del caso.