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Auto aziendali, fai attenzione a questo dettaglio | Se ti beccano così ti licenziano subito

Le norme che regolano l’utilizzo delle auto aziendali disciplinano i comportamenti che devono tenere i dipendenti al volante

In Italia esiste questo brutto vizio di misurare il successo di un manager anche dai benefit che gli sono concessi piuttosto che dai risultati ottenuti. L’auto aziendale è uno di questi. Certamente un bonus ghiotto, dato sulla fiducia riposta nel manager. Fiducia che serve a evitare continui grattacapi legati alla normativa che regolamenta l’utilizzo della flotta aziendale.

In primo luogo, l’auto aziendale può essere utilizzata (in teoria) solo ed esclusivamente per scopi lavorativi. Si esclude così a priori la possibilità che il beneficiario possa utilizzarla per un weekend al mare o in montagna, ad esempio, in quanto queste gite fuori porta non rientrano nell’orario di lavoro o nei giorni in cui il dipendente è in servizio.

Un utilizzo di questo tipo potrebbe costituire una violazione delle regole imposte dall’azienda, a meno che non sia permesso il cosiddetto “uso promiscuo“. In questo caso il lavoratore ha il permesso di utilizzare l’auto anche per motivi personali al di fuori dell’orario di lavoro, anche se con limitazioni o restrizioni dettate dalle politiche interne.

Se il dipendente prende la multa

L’auto aziendale permette una serie di agevolazioni economiche derivanti dal taglio dei costi di manutenzione e di gestione in generale. Avere l’usufrutto gratuito di un’auto è un grande vantaggio per un manager, poiché non deve preoccuparsi di nulla se non di fare bene il suo lavoro. Come per ogni veicolo di uso privato, anche per le auto aziendali si applica la normativa del Codice della Strada. Con ciò è sottinteso che se un dipendente commette un’infrazione mentre è alla guida dell’auto aziendale, rischierà una sanzione come qualsiasi altro, e tutte le responsabilità che questo comporta.

Il problema è che per le violazioni commesse su un’auto aziendale, a pagarne le conseguenze è anche il datore di lavoro che, come il lavoratore, può essere tenuto a pagare la sanzione. In effetti è proprio lui il legittimo proprietario del veicolo, che di solito è preso a noleggio o in leasing. È ovvio invece che il lavoratore sarà ritenuto responsabile della sua condotta e andrà incontro a possibili conseguenze, sia dinanzi alle autorità sia di fronte all’azienda.

Il dipendente non è l’unico a pagare in caso di sanzione – giornalemotori.it

Quando si rischia addirittura il licenziamento

In alcuni casi, se il datore di lavoro è stato costretto a pagare una multa per un’infrazione commessa da un dipendente con auto aziendale, allora potrebbe rivalersi successivamente sul lavoratore trattenendo dalla busta paga quanto corrisposto nella sanzione. A volte però non arrivano solo multe per divieto di sosta o per eccesso di velocità. Si danno casi in cui la sanzione è ben più grave e pericolosa. A quel punto il dipendente può rischiare qualcos’altro, oltre a vedersi decurtato qualche euro dallo stipendio.

Per i casi più gravi infatti le aziende possono anche arrivare a prendere misure ben più drastiche, come il licenziamento. Come abbiamo accennato, se si prende una multa per divieto di sosta non si rischia nulla, ma un comportamento come la guida contromano in autostrada potrebbe mettere in discussione la fiducia che l’azienda ha riposto nel dipendente. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione confermando la legittimità del licenziamento per giusta causa di un dipendente che aveva percorso contromano un viadotto con l’auto aziendale opponendosi peraltro all’intervento delle forze dell’ordine.