Quale sarà il futuro delle auto elettriche in Italia? Mentre continuiamo a perdere tempo con tecnologie vecchie c’è qualcuno che arriva prima di noi
Le auto elettriche rappresentano una nuova fetta di mercato per l’industria automobilistica mondiale, un settore che per quanto abbia risentito di una battuta d’arresto in Italia nell’ultimo anno – secondo i dati di Motus-e – sta vivendo un periodo di forte espansione in altri Paesi europei, UK in testa.
Questo trend di crescita che stenta a decollare in Italia è dovuto principalmente al costo ancora inaccessibile dei nuovi veicoli elettrici e a una carenza drammatica di infrastrutture di ricarica. Dietro a questi reali indagati però potrebbero nascondersi anche altri problemi.
Primo fra tutti il peso delle decisioni politiche che stanno ridisegnando in tutto il mondo la roadmap per l’adozione dei veicoli a basse o zero emissioni. L’Italia, insieme alla Germania, che ha grande interesse affinché i suoi storici costruttori mantengano ben salda la leadership sul mercato delle auto termiche, sta portando avanti una lotta senza precedenti in Europa per sollecitare nuove disposizioni che permettano di posticipare l’addio a diesel e benzina.
Per questo nei mesi scorsi sono stati lanciati appelli su più fronti contro l’introduzione tra soli 5 anni del nuovo standard Euro 7 che obbliga i costruttori a produrre i motori endotermici di nuova – che sarà poi anche l’ultima generazione – secondo stringenti norme antinquinamento che avrebbero come indiretta conseguenza la perdita di competitività del mercato europeo di fronte ai giganti asiatici e americani che sfornano nuovi veicoli elettrici alla velocità di nuovi dispositivi elettronici sul mercato.
Cina e Stati Uniti iniziano a far tremare i colossi europei dell’automotive, soffocati da una battaglia ecologica richiesta a gran voce dalla Commissione europea per rispettare i protocolli ambientali e abbattere le emissioni del tutto entro il 2050. Per farlo bisogna imporre regole ferree che ogni stato membro dovrà rispettare per vincere insieme questa sfida. In molti si chiedono se questa strategia sarà vincente, intanto una cosa è certa: mentre l’Europa sta vivendo una crisi nera del mercato auto, ostinandosi a redigere nuove politiche ambientali senza abilitare un vero cambio di paradigma, solo nel 2022, in Cina sono stati venduti oltre sei milioni di veicoli elettrici.
In uno scenario del genere, che vede il gigante asiatico produrre nuovi veicoli elettrici per oltre la metà delle vendite globali, ha ancora senso continuare a sviluppare tecnologie per i motori termici, o sarebbe l’ora di competere ad armi pari con le ultime innovazioni cinesi e americane? La Cina non rimane certo a guardare a braccia conserte la bagarre dei costruttori in rotta di collisione con la Commissione europea, anzi, si fa sentire sempre più vicina con un aumento della quota di esportazioni delle auto elettriche in crescita del 35%.
Dovremmo iniziare a preoccuparci? Direi proprio di sì, considerando che la Cina detiene la maggior quantità di terre rare in tutto il mondo e che già oggi si è imposta come il primo produttore a livello globale di batterie per veicoli elettrici, mandando in frantumi il presidio di Tesla sul mercato americano. Si stanno affacciando sui mercati internazionali brand cinesi di cui non è certo la prima volta che sentiamo parlare, come Byd, Nio, Geely, ma a cambiare le regole del gioco ci stanno già pensando nuovi competitor, come Xiaomi, che grazie alla sua expertise sui dispositivi elettronici si sta lanciando in questa nuova sfida. I produttori di domani vengono da un altro mondo, quello dell’automotive di una volta è destinato a sparire.