Caro benzina, balzo in avanti dei prezzi: da oggi un pieno ti costa un patrimonio
Se non saranno presi provvedimenti più seri il rischio è trasformare l’auto in un bene di lusso. Servono interventi strutturali
La crisi del caro benzina sta attanagliando gli automobilisti in una spirale verso il basso senza via di fuga. Ormai sono molti a chiedersi se valga la pena mantenere in circolazione un’auto a benzina o diesel, perché i rincari sono arrivati al limite della sostenibilità.
Se in altri paesi europei la situazione non è messa meglio, come in Olanda, Svezia e Danimarca, dove il caro benzina ha segnato anche punte che hanno scollinato i 2 euro al litro, bisogna riconoscere che i prezzi del carburante sono rimasti più o meno allineati al costo della vita, in certi casi più del doppio rispetto a quella italiana.
È proprio questo scompenso tra l’effettivo potere d’acquisto di un consumatore e l’aumento sconsiderato dei prezzi del carburante a lasciare sconcertati. Se gli stipendi sono al palo da anni, e allo stesso tempo per un pieno arriviamo a spendere in alcuni casi anche 100 euro, è segno che qualcosa non sta andando come dovrebbe.
La situazione negli altri paesi europei
Il caro carburante è diventato un tormentone a partire dal fatidico scoppio della guerra in Ucraina un po’ per tutti i paesi europei. Alcuni di loro hanno inizialmente cercato di contenere i rincari con interventi volti a tutelare tutti i consumatori, con sconti applicati di default alla pompa e ammortizzati dalle casse pubbliche, come ad esempio è avvenuto in Spagna con il governo di Pedro Sanchez. In altri paesi, come il Portogallo, dopo un periodo di prezzi schizzati sulla soglia dei 2 euro al litro, l’emergenza è rientrata abbastanza rapidamente tornando a far segnare per la benzina un valore compreso tra 1,5 e 1,7 euro al litro.
Non è francamente molto chiaro come mai in Italia la situazione sia andata a peggiorare piuttosto che a migliorare a oltre un anno dallo scoppio del conflitto. Qualcosa ci dice che la reale causa del caro carburante non si annidi in questa motivazione ma sia mossa da tutt’altro. Il ripristino delle accise, in essere dallo scorso 1° gennaio 2023, ha fatto molto discutere e ha suscitato proteste. Tutto ciò che il governo ha saputo fare a riguardo è stata la reintroduzione del bonus carburante di 200 euro.
I nuovi prezzi aggiornati al 16 aprile
Si tratta ovviamente di una mossa strategica, di una misura che non ha nulla di strutturale ma che serve solo a cercare di contenere il malcontento popolare dietro a un tema che, se non risolto con soluzioni più radicali e democratiche, rischia di paragonare l’utilizzo dell’automobile come quella di un bene di lusso che non tutti potranno permettersi. Arrivare a questo punto sarebbe un vero smacco per il nostro paese e, perché no, una vergogna.
Intanto la benzina vola sempre più alle stelle, mentre il diesel rimane saldo. Va meglio per le altre alimentazioni, con Eni che taglia di 2 centesimi il prezzo del Gpl. Nonostante le quotazioni internazionali siano in calo, sulla rete italiana il prezzo medio praticato della benzina in modalità self service è di 1,893 euro al litro, mentre per il diesel self si attesta a 1,772 euro al litro. In modalità “servito”, il prezzo medio della benzina raggiunge i 2,029 euro, mentre il diesel rimane stabile a 1,915 euro. Il Gpl si colloca tra 0,783 e 0,801 euro, mentre il metano si aggira tra 1,618 e 1,702 euro al kg.