Smartphone in auto, tutti i tuoi dati sono in pericolo | L’Europa chiamata all’intervento
La connettività dei dispositivi in auto e la loro interazione con i sistemi informativi di bordo genera una mole di dati che fanno gola a chi li usa per generare profitto
L’industria automobilistica europea sta vivendo una trasformazione senza precedenti, con il passaggio graduale ai veicoli elettrici a batteria e l’ascesa dei veicoli sempre più connessi ai nostri dispositivi mobili e dotati di nuove architetture digitali per il processamento dei dati.
Questo ha portato a sfide senza precedenti per l’intera catena del valore nel settore dei servizi, soprattutto per la manutenzione dei veicoli e per garantire la protezione dei dati. La sicurezza informatica e l’accesso ai dati di bordo sono stati identificati come i principali problemi che dovranno in futuro affrontare i costruttori.
Senza una regolamentazione del settore infatti il rischio è andare incontro un domani a un possibile scenario quasi apocalittico di hackeraggio dati. A nessuno piacerebbe infatti essere spiato mentre si è in viaggio, mettere i dati del veicolo nelle mani di sconosciuti o, nel peggiore dei casi, perdere il controllo sulle informazioni racchiuse nel computer di bordo dell’auto.
Passano dal telefono alla nostra auto, dati che valgono 400 miliardi
L’auto iperconnessa di oggi è uno scrigno digitale che racchiude le abitudini degli automobilisti, dove ci si è fermati, la velocità di crociera, le strade più battute. C’era da prevedere che sarebbe stato capace di scatenare una battaglia legale sui diritti di proprietà di queste informazioni.
Questa banca dati mobile rappresenta una vera e propria miniera d’oro digitale su quattro ruote che registra ogni percorso, acquisto e uso dei suoi guidatori. Le società di consulenza si strofinano già le mani perché hanno intravisto in questo futuro business un giro d’affari che potrebbe valere addirittura 400 miliardi di euro entro il 2030.
Il dibattito sulla proprietà dei dati
Il problema al centro del dibattito è stabilire a chi appartengano questi dati. Sono tanti quelli che hanno un qualche interesse nel mettere mano a queste informazioni sensibili, in primis le case costruttrici, e poi una schiera di aziende della filiera, tra cui assicuratori, società di leasing e autofficine. Questa cordata di aziende del settore ha richiesto che si possano concordare a livello Ue una serie di normative per regolamentare l’accesso a questi dati, temendo che altrimenti, la superiorità tecnologica dei giganti dell’automotive a livello globale possa favorire la concorrenza delle aziende statunitensi e cinesi.
Le case costruttrici stanno già spiando le abitudini dei loro clienti, e hanno da tempo organizzato sistemi sempre più sofisticati per ottimizzare l’utilizzo dei dati sugli automobilisti per propinare software personalizzati sulla base di una mole di dati sul conducente, dalle sue abitudini di guida al consumo di carburante, fino all’usura degli pneumatici. Insomma, quella sui dati rischia di trasformarsi in una vera battaglia tra le case automobilistiche e le società di servizi. Fintanto che il diritto dell’Ue non definisca in modo specifico questo aspetto, le due parti sembrano in un vero e proprio stallo.