Mondo dell’auto in lacrime: l’improvvisa scomparsa è un fulmine a ciel sereno
Grave perdita tra i professionjsti del settore, figura di spicco del Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra
La sua scomparsa improvvisa a Milano segna un lutto nell’industria automobilistica. Era una figura storica nelle relazioni pubbliche, e per quasi 20 anni ha gestito i rapporti con i media e i giornalisti.
Dal 2005 era responsabile dei rapporti con la stampa italiana per il Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra. Univa la sua conoscenza delle tecnologie e dei motori, grazie alla sua formazione in Siemens e alla padronanza del tedesco, ad una profonda abilità nel gestire relazioni personali con persone di tutti i livelli, dal giornalista locale all’editor-in-chief di un quotidiano nazionale.
Cresciuta in un epoca in cui la comunicazione aziendale viaggiava solo via fax, ha costruito il suo successo di PR in Bosch Italia attraverso una rigorosa gestione dei comunicati stampa.
La scomparsa di una grande comunicatrice
Pinuccia Susani elaborava quotidianamente decine di press release corredate da belle fotografie e testi perfettamente impaginati. Dopo la lunga esperienza in Bosch, divenne l’ambasciatrice del Gims per l’Italia, organizzando conferenze stampa sempre affollate.
L’incontro con Pinuccia Susani ogni anno, il mese prima del Salone di Ginevra era diventato una tradizione per la stampa specializzata. La sua scomparsa rappresenta una grave perdita per il mondo dell’automobile.
Il ricordo di Marchionne
Uno scritto della stessa Susani su Marchionne, pubblicato da Il Cittadino di Monza nel 2018, ce ne descrive e ricorda la professionalità e la sensibilità. «Al Salone il gotha automobilistico è sempre presente con presidenti ed amministratori delegati. Ho avuto modo di assistere spesso all’andirivieni di giornalisti italiani e di sentirmi spesso dire “Stiamo andando alla conferenza Volkswagen, Mercedes oppure Toyota”. Mi venivano sempre enunciati soltanto i marchi. Un solo nome faceva la differenza tra i giornalisti italiani: “Tra pochi minuti parla Marchionne”. Oppure “Andiamo da Marchionne!”, mi dicevano. Nessuno citava il marchio della Casa, ma tutti facevano riferimento soltanto al nome del suo amministratore delegato».
«Ma ho anche un altro ricordo di lui, relativo al primo incontro. Avvenne dieci anni fa al Teatro Regio di Torino, quando lo vidi assistere, solo in una poltrona delle prime file, a un concerto della Banda dell’Arma dei Carabinieri. Mi disse che amava molto i Carabinieri, senza approfondire il motivo, che ho scoperto successivamente: era figlio di un maresciallo dei Carabinieri, come ripeté con orgoglio filiale in occasione della sua ultima apparizione in pubblico il 26 giugno, quasi avesse voluto rendere onore a suo padre carabiniere, in segno di gratitudine, prima di spiccare il volo verso il cielo, per raggiungerlo».