Pedaggio autostradale, ennesima mazzata per gli italiani: le tariffe aumentano nuovamente
Dal 1 gennaio 2023 il costo delle autostrade è cresciuto. Automobilisti costretti a far fronte a spese insostenibili.
Se a inizio 2022 non ci fu alcun rincaro sul 98% degli oltre 6mila chilometri di rete autostradale, quest’anno la musica è diversa. Dal 1 gennaio 2023, infatti, i pedaggi sono aumentati visibilmente, fino a raggiungere il 9% sull’Autovia Padana. D’altra parte Autostrade per l’Italia, che possiede circa il 50% della rete a pedaggio nazionale, aveva già preannunciato che avrebbe richiesto un rincaro dei pedaggi al nuovo governo.
Tra i motivi che hanno spinto a chiedere un sovrapprezzo c’è senza dubbio l’aumento dei costi di manutenzione, diretta conseguenza della crescita dei prezzi delle materie prime.
Una situazione che non riguarda solamente il nostro Paese. Anche in Spagna per undici tratte autostradali è previsto un incremento del 4%, mentre in Francia i rincari sfioreranno il 4,75% dal 1 febbraio 2023.
Come cambiano i pedaggi autostradali in Italia
I pedaggi sulle arterie di competenza di Autostrade per l’Italia hanno subito un aumento del 2%, ma non è tutto. È già arrivato l’annuncio che dal 1 luglio 2023 ci sarà un’ulteriore aggiunta dell’ 1,34%. Una situazione che inciderà inevitabilmente sulle tasche degli italiani, costretti a far fronte a una situazione economica già di per sé complessa.
Scongiurati, almeno per ora, gli aumenti sulle Autostrade A24/A25 Roma-L’Aquila Teramo e Diramazione Torano Pescara. Zero incrementi anche per le società con concessione scaduta (Autostrada del Brennero S.p.A, Società Autostrada Ligure Toscana p.A. – A12 Tronco Ligure Toscano -, Autovie Venete S.p.A., SATAP S.p.A. – Tronco Torino, Alessandria, Piacenza, Autostrada dei Fiori S.p.A., Società per Azioni Autostrada Torino-Ivrea-Valle D’Aosta). Inoltre, rimarranno inalterati i costi della BreBeMi, la Pedemontana Lombarda e la Strada dei Parchi Spa. In totale, ben il 50% delle arterie non ha subito incrementi o aggiornamenti delle tariffe graduali.
Il nuovo ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha placato le polemiche sottolineando che si rischiava seriamente un aumento dei pedaggi fino al 5%. Il vicepremier ha ribadito che nel nostro Paese gli incrementi sulle tratte interessate sono inferiori all’inflazione. Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi), il principale gestore italiano a cui fa capo circa il 50% della rete a pedaggio, aveva parlato di una richiesta di aumento pari all’1,5% e ha ribadito che si è cercato in ogni modo di limitare i danni.